Resti della settecentesca San Marziale e il campanile di breonio

La chiesa settecentesca di San Marziale come appare oggi
La chiesa settecentesca di San Marziale come appare oggi

Il manufatto, comprendente i ruderi della vecchia chiesa dedicata a S.Marziale, il campanile, la canonica con gli nnessi; si trova in posizione isolata rispetto al centro abitato di Breonio, sulla strada che porta alla località di Gorgusello. Tale costruzione annovera nella sua storia numerosi interventi che si sono resi necessari nel periodo settecentesco, per dotare il paese di Breonio, in continua espansione, di una nuova chiesa parrocchiale. Difatti nel 1753 dalla comunità di Breonio veniva inoltrata domanda per un restauro ed un ampliamento della chiesa parrocchiale romanica sita al centro del paese, ma il progetto dovette essere scartato e solo nel 1758, si procedeva invece ad ottenere licenza per costruire una chiesa ex novo. 

A tale scopo il Parroco offrì personalmente il terreno necessario per la costruzione ed ottenne così, dal Doge di Venezia Francesco Loredan (4 marzo 1778) e dal Vescovo Monsignor Bragadino, l’incarico di iniziare i lavori di costruzione. Le due autorità oltre che a lodare il parroco per la sua generosità nell’offerta del terreno, lo pregano di volersi anche parte della spesa per la costruzione. Il Comune autorizzava il parroco a tagliare nel bosco di Comparso il legname occorrente per la costruzione della chiesa. Tutto questo indusse allora il parroco a pronunciare quelle parole che sono divenute proverbiali: “La chiesa la faccio sul mio e con il mio”.

Il valoroso arciprete nei 24 anni di vita che gli rimasero arrivò a condurre la chiesa al coperto, a completare il soffitto del presbiterio e del coro e più della metà della navata della chiesa. La morte lo colse proprio quando egli stava pregustando il termine dei lavori. Sarebbe toccato invece a Don Giacomo Antolini condurre a termine i lavori, infatti fu parroco per i 36 anni successivi. Don Giacomo invece non mosse un piede e la costruzione, sospesa a quel punto, cadde in tale stato di deterioramento che il tetto minacciava addirittura di crollare.

Solo nel 1819 Don Lorenzo Zivelonghi mise mano alle riparazioni e completò il soffitto rimasto a metà; la morte però lo colpì a soli 10 mesi dal suo ingresso parrocchiale che gli impedì di portare a termine i lavori.

Toccava quindi a Don Gaspare Gasparini (1819 – 1841) portare a termine e inaugurare la tanto sospirata chiesa; egli infatti costruì il pavimento in pietra, eresse l’altare maggiore e i due altari laterali, la ricca cornice di marmi policromi destinata ad inquadrare nel coro la grande pala del titolare. Eresse poi le fondamenta per la spaziosa casa canonica, costruì la sacrestia, l’oratorio e i porticati adiacenti. 

Così la prima domenica di luglio del 1825, festa di San Marziale, con una solenne processione si trasportò dalla vecchia chiesa alla nuova, il Santissimo Sacramento.

 

La chiesa doveva essere particolarmente affascinante per la ricchezza dei dipinti che ne abbellivano gli altari, quali La resurrezione di un morto da parte di San Marziale, la Natività e La Vergine venerata dai Santi Abate e Francesco, e le pareti con altre dieci tele, oltre alle dodici della Via Crucis, ispirate alla Storia di Anna e Gioachino o ad altri soggetti come Il castigo dei serpenti , Giuseppe che spiega i sogni, Il sacrificio di Isacco, L’Assunzione. 

La stupenda chiesa, come appariva in una immagine degli anni '40
La stupenda chiesa, come appariva in una immagine degli anni '40

 Appena qualche anno dopo la consacrazione, cominciarono a comparire sulla chiesa le prime crepe che si allargarono paurosamente dopo il terremoto del 1882. Nel 1890 l’edificio, divenuto pericolante, veniva chiuso a tempo indeterminato con un decreto del sindaco. È facile immaginare la costernazione della popolazione che non aveva dimenticato le fatiche e le spese della costruzione. Così l’arciprete Don Giacomo Barbessi (1887 – 1924), contando sulla buona volontà della gente diede inizio alle opere di riparazione: il triennale e tenace impegno dei parrocchiani, con demolizioni e rifacimenti, legature con spranghe di ferro ed iniezioni di calcestruzzo, rese nuovamente agibile la chiesa e sembrava garantirne la stabilità per l’avvenire. L'allora Sindaco di Fumane, preso atto dei lavori di restauro, permise quindi la riapertura al culto della chiesa e dell’annessa canonica.

In realtà, i pericoli ricomparvero in poco tempo e l’allargarsi allarmante dei segni di cedimento strutturale, imposero al parroco Don Dalla Valentina (1935 – 1949) di ricorrere a nuovi controlli, arrivando così al 1949 quando altre perizie diedero esiti analoghi alle precedenti. Un decreto del Genio Civile datato 9 novembre 1952 definì quella data come “il giorno più doloroso di tutta la comunità parrocchiale di Breonio”, e stabiliva la definitiva chiusura della chiesa. Sei anni dopo, si diede inizio alla costruzione di una nuova chiesa in centro paese, l'attuale Chiesa Parrocchiale intitolata a “San Marziale in Santa Maria Regina”.

La chiesa in avanzato stadio di demolizione
La chiesa in avanzato stadio di demolizione

 

Chissà come mai a quei tempi non si pensava di conservare le bellezze artistiche per cui, forse per recuperare il materiale o forse per ragioni politiche, la chiesa fu minata lungo il perimetro. Ciò che resta e si può ammirare oggi appena fuori dall'abitato di Breonio costituisce proprietà privata dagli anni '70 del novecento: si tratta del campanile, ancora funzionante, ed il cui orologio è stato restaurato per diretto interessamento della Pro Loco di Breonio nei primi anni 2000, e dell'abside, il cui accesso però è interdetto a causa del pericolo di crolli.