Breonio vuole la nuova chiesa

La parrocchiale come appariva appena terminata la costruzione nei primi anni '60 del 900
La parrocchiale come appariva appena terminata la costruzione nei primi anni '60 del 900

Ad ogni modo Breonio che più di una volta, per la sua chiesa, aveva dato il meglio e più di quel che aveva - lavoro, danaro, legname, ecc. - di fronte all’ardua impresa non si ritirò, non volle essere da meno dei suoi antenati.

Volle che la sua storia religiosa continuasse gloriosa. 

Tutti i parrocchiani decisi: “Vogliamo la chiesa nuova e la vogliamo degna di Dio e della tradizione cristiana del paese; ci aiuterà il Signore!”  Il Signore infatti aiutò.

A decidere la cosa, ad infervorare la popolazione ed anche i superiori,  concorse il tentativo, direi disperato del Parroco, che non vedendo una via d’uscita al problema della chiesa e della canonica, scoraggiato, si decide, d’un tratto, a concorrere per un’altra Parrocchia. Questo fatto scosse molto l’animo dei parrocchiani e decise i superiori ad intervenire.  Infatti il Vicario Generale Mons. Lenotti, a nome del Vescovo e con l'appoggio delle Autorità civili, nel limite di poco tempo, dà il via alla progettazione, approvazione e costruzione della chiesa e della casa canonica.

Una chiesa dedicata a Maria Regina

Primo impegno della Parrocchia: una crociata continuata di preghiere alla Divina Provvidenza perché benedica e realizzi l’impresa.

Per impegnare la materna protezione della Madonna, approfittando dell’Anno Mariano, in occasione del 1° Centenario delle apparizioni a Lourdes (1858) e della recente istituzione della festa in onore di Maria Regina, fatta dal Papa Pio XII, si propone di dedicare la nuova chiesa parrocchiale a Maria Regina.

Chiesta l’autorizzazione, la S. Congregazione del Concilio, con decreto n. 32916/D in data 10-5-1958, concede il nuovo titolo <<Parrocchia di S. Marziale in S. Maria Regina >>. 

La Buona Madre dalla sua nicchia assisterà alla cerimonia inaugurale ed esaudirà le preghiere dei fedeli, veglierà su di essi che hanno scelta Lei a loro protettrice per tutti i tempi.

L’aggiunta fu chiesta anche perché la devozione a S. Marziale era poco sentita dalla popolazione, perché la storia a suo riguardo era avara di notizie e la sua figura si dileguava nella tradizione o leggenda.

La Madre Santa ha dimostrato di gradire il pensiero dei fedeli, e dobbiamo confessare pubblicamente che ci ha veramente aiutati.

Le costruzioni parrocchiali che sostituiscono abbastanza bene per capacità, comodità e, diciamo anche, come gusto ed estetica, le precedenti, sono una prova chiara che la Provvidenza c’è!

La popolazione di Breonio anche se premurosa e generosa non sarebbe certo riuscita a realizzare da sola queste opere. 

La progettazione e l’avvio dei lavori

Costituita una Commissione e scelto il posto, <<Il Prato della Chiesa>>  come veniva chiamato, su progetto dell’ing. Enea Ronca per la chiesa e del geom. G. Filippozzi per la canonica, il giorno 8 gennaio 1958 iniziarono i lavori di preparazione del pietrame mediante la demolizione dell’Oratorio, della vecchia chiesa, della canonica, del <<fenil>>. Contemporaneamente una ruspa potente preparava lo spianamento e lo scasso per la fondazione della chiesa e canonica.

La demolizione degli altari e del pavimento danno altro materiale prezioso utilizzabile. 

Il 20 maggio sotto la direzione del capomastro Fedrigoli di S. Ambrogio comincia il getto delle fondazioni.

Per la sola base si impiegarono 250 quintali di cemento, 230 metri cubi di ghiaia e circa 150 quintali di ferro. 

L’esperienza della vecchia chiesa ci obbliga ad assicurare bene la base di quella che sta per sorgere.

Solenne posa della prima pietra e la firma della pergamena

Preceduto dalla istallazione di una grande Croce sul posto esatto dove doveva essere costruito l’altare maggiore, presenti i sacerdoti della Vicaria, i nativi di Breonio e molte Autorità, fra le quali il Sen. Trabucchi, i Sindaci di Fumane e S. Anna, l’Ing. Capo del Genio Civile, l’Isp. delle Foreste, molti benefattori del paese e fuori, con la partecipazione di un gran numero di fedeli, in un clima di grande festività, si procede alla benedizione e posa della prima pietra.

La pergamena commemorativa firmata prima dal Vescovo poi dalle Autorità e dai benefattori (24 firme) chiusa in un tubo di metallo viene cementata nella pietra angolare.

 

 

Qui giunti crediamo indispensabile trascrivere il testo della pergamena inclusa nella prima pietra.

La pergamena dettata dall’Arciprete, preparata dalle Suore di Santa Chiara fu cementata nella pietra che fu collocata nell’angolo del presbitero, dalla parte del Vangelo, vicino alla balaustra, all’altezza del pavimento del presbitero.

Il lavoro prosegue con tanta velocità che alla distanza di 4 mesi esatti, il 29 settembre la chiesa è già aperta e la canonica rifinita.

Accanto agli operai dell’impresa, i parrocchiani vanno a gara nel prestarsi al lavoro gratuito, premurosi di vederla finita appena possibile. Il lavoro febbrile, confortato di tratto in tratto dalle offerte generose che arrivano da Enti e persone, strumento di cui la Divina Provvidenza si serve per esaudire la preghiera dei fedeli e per onorare il Signore.

A rallentare il ritmo del lavoro intervenne l’inverno, durante il quale però un gruppo di lavoratori del luogo si presto ad erigere gli altari, a sgomberare il materiale, a preparare il pavimento, onde rendere più agevole il lavoro che si doveva riprendere a ritmo serrato nella buona stagione.

Si voleva inaugurare e consacrare la chiesa in giugno.

I marmi della zona, quelli delle vecchie cave del Pastello, quelli delle recentissime cave del Battucian, concorsero generosamente a rendere bella e ricca la nuova chiesa.

I rivestimenti delle colonne, il variopinto pavimento, sono oggetto di ammirazione da parte di quanti, meravigliati per la velocità della costruzione, vengono ai visitarla.

Le belle numerose vetrate, opera i dell’arte vetraria di Verona, la moderna illuminazione elettrica della ditta Righetti di Golosine, la leggera decorazione a stucchi della ditta Recchia di S. Massimo, le linee semplici moderne, belle dell’edificio fanno presagire una chiesa che il Vescovo stesso nel giorno della Consacrazione dichiarava degna della città. 

Si ricorda con una certa emozione il concorso che diede all’allestimento della nostra chiesa la scoperta del marmo del Battucian, classificato Rosa del Garda e Pernice, che forma la rivestitura delle colonne interne della chiesa.

Per il trasporto (essendo che la cava al primo inizio, non fruiva di strade) si dovette usare la teleferica, i blocchi venivano subito tagliati ed utilizzati per questo nobile scopo. Non poteva la nuova cava iniziare il suo prestigioso nome più onorevolmente di così.

Il termine dei lavori e la consacrazione

La cerimonia solenne di consacrazione
La cerimonia solenne di consacrazione

La data della Consacrazione venne fissata per il 25 giugno.

Il 29 maggio il lavoro di rifinitura si intensifica, in pochi giorni si eseguono i serramenti in mogano, si completano pure in mogano i banchi per opera della falegnameria B. Fanciulli, si installa l’organo rifatto a nuovo per opera della ditta Zordan di Vicenza e cosi siamo agli ultimi giorni. 

Vediamo tutti i visi illuminati da una luce nuova: l’opera è compiuta, meglio di quanto ci si aspettava!

Ora facciamo festa.

All’ultima ora arriva da Ortisei la bella immagine di << Maria Regina >>. La commozione non ha limite nei cuori dei fedeli.

Ed eccoci al giorno sospirato, che mette termine ad incertezze, timori e preoccupazioni, e che paga a buon prezzo sacrifici, lavoro ed offerte. Preceduto dalla veglia alle Sacre Reliquie, destinate ad essere chiuse nel sepolcreto dell’altare maggiore, sorge il sole del 25 giugno.

 

Di buon mattino il Vescovo Mons. Carraro, dopo avere ammirato commosso fino alle lacrime, (come dice nel suo discorso), dà inizio alla lunga solenne cerimonia della consacrazione della chiesa e dell’altare maggiore.

Uno stuolo di Sacerdoti, di Confratelli del SS.mo, assistono con una imponente folla di fedeli alla cerimonia.

Segue subito la prima Messa nella nuova chiesa.

Il Vescovo commosso parla al popolo riunito nella casa del Signore, nota con insistenza la rapidità della costruzione (solo 13 mesi), la bellezza, la ricchezza dell’edificio ed il generoso sforzo religioso compiuto. 

Si chiude la indimenticabile cerimonia con la benedizione della bella immagine di Maria Regina.

 

La prima Messa ed il discorso, sono stati registrati e si conservano in Archivio parrocchiale a perenne memoria dell’avvenimento.

Cosi con la costruzione di questa chiesa, Breonio ne conta al suo attivo ben quattro, tutte care al ricordo dei fedeli! 

Ora tutti si augurano che sia risolto definitivamente il problema, e ci si impegna a titolo di riconoscenza a Dio di fare in modo che alla chiesa nuova, corrisponda una parrocchia nuova, cioè rinnovata nella fede, nella virtù, nel fervore, affinché la presente generazione sia degna della memoria dei padri ed esempio ai figli che verranno. 

 

Testi tratti dal libro “BREONIO” di don Ermenegildo Antolini.


chiesa parrocchiale di san marziale in santa maria regina

descrizione

La chiesa parrocchiale si colloca in posizione centrale e domina con la sua mole imponente il centro abitato di Breonio. Venne edificata in soli nove mesi tra il 1958 ed il 1959, in sostituzione della vecchia parrocchiale, demolita per problemi di instabilità geologica del terreno su cui insisteva. Esternamente si presenta con facciata a capanna interamente rivestita in pietra della Lessinia; il portale di ingresso è protetto da un protiro. Impianto planimetrico ad unica aula rettangolare, con presbiterio rialzato di tre gradini e concluso con abside semicircolare; lungo i fianchi dell’aula si svolgono una sequenza di ambienti laterali; in corrispondenza della campata maggiore che precede il presbiterio si aprono due semi-cappelle in cui trovano sede l’altare del S. Cuore a destra e l’altare dedicato a S. Maria Regina a sinistra. I prospetti interni sono scanditi da semplici paraste, rivestite alla base con lastre di breccia rosata, e che si raccordano con un collarino al cordolo sommitale; le cappelle laterali ed il presbiterio sono introdotti da ampie archeggiature a pieno centro. Al centro della parete absidale è posta la pala d'altare raffigurante "S. Marziale che resuscita un morto", opera seicentesca del pittore Claudio Ridolfi. L’aula è coperta da una controsoffittatura piana a cassettoni definiti da una maglia di costolonature tra loro ortogonali; il presbiterio è coperto da una volta a crociera che si raccorda alla semicalotta sferica dell’abside. Copertura a due falde con struttura in latero-cemento e manto in coppi e lastre di pietra calcarea locale. La navata presenta una pavimentazione in lastre di marmo rosato; i quattro settori rettangolari occupati dai banchi sono pavimentati con piastrelle in marmi policromi; il presbiterio presenta una pavimentazione a riquadri rettangolari con bordature in marmo rosso Verona e marmo giallo, e campiture interne in breccia rosata.

facciata

Facciata a capanna, interamente rivestita in conci di pietra della Lessinia. Il portale d'ingresso di forma rettangolare è protetto da un protiro sostenuto da due colonnine poggianti su due alti piedistalli. Sopra il protiro si aprono sette finestrelle allungate di forma rettangolare, ciascuna protetta superiormente da due lastrine di pietra a doppio spiovente. Sul vertice sommitale campeggia una croce in pietra.

interni

L'impianto planimetrico interno vede un'unica ampia navata rettangolare con asse maggiore longitudinale; il presbiterio, a pianta quadrangolare, rialzato di tre gradini e protetto da una balaustra, è concluso da un abside emergente a sviluppo semicircolare. Lungo i fianchi dell’aula si svolgono una sequenza di ambienti laterali (confessionali, battistero, altare del Crocifisso) contenuti all’interno dei volumi minori che si addossano esternamente al corpo principale; in corrispondenza della campata maggiore che precede il presbiterio si aprono due semi-cappelle con volume emergente ed ospitanti altrettanti altari: l’altare del S. Cuore a destra, l’altare dedicato a S. Maria Regina a sinistra. Ai lati del presbiterio si collocano due ambienti, di cui quello destro ospitante la sacrestia e quello sul lato opposto la cappella feriale, entrambi accessibili dall’aula ed in comunicazione diretta con il presbiterio. L’ingresso principale all’aula si apre al centro della parete di facciata, preceduto da un protiro esterno raggiungibile con una breve scalinata; lungo entrambi i fianchi laterali della chiesa si aprono gli ingressi minori.

 

La navata presenta una pavimentazione in lastre di marmo rosato nella quale sono definiti quattro settori rettangolari pavimentati con piastrelle quadrate in marmi policromi. I tre gradini che introducono il presbiterio sono in marmo rosso Verona. Il presbiterio presenta una pavimentazione a riquadri rettangolari con bordature in marmo rosso Verona e marmo giallo, e campiture interne in breccia rosata. Pavimentazione dell'abside in lastre rettangolari di marmo rosso Verona e nembro rosato.

 

L’ambiente interno presenta caratteri architettonico-decorativi estremamente lineari e semplificati; i prospetti laterali sono scanditi in sei campate da semplici paraste, rivestite alla base con lastre di breccia rosata, e che si raccordano con un collarino al cordolo sommitale. Nella campata di maggiore ampiezza, su entrambi i lati, un’ampia apertura ad arco introduce alle semi-cappelle laterali; semplici monofore con profilo arcuato si aprono nelle rimanenti campate. L’ambiente del presbiterio è illuminato da due finestrature semicircolari che si aprono nei lunettoni superiori delle pareti d’ambito. La parete di controfacciata è inquadrata da una intelaiatura in aggetto e tripartita da due paraste prive di modanature; la partitura centrale, più ampia, è sua volta suddivisa in due registri sovrapposti, di cui il superiore traforato da sette monofore rettangolari.

 

Testi tratti dal sito web dell'Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l'edilizia di culto e Servizio Informatico della Conferenza Episcopale Italiana (http://www.chieseitaliane.chiesacattolica.it)

GLI SPLENDIDI DIPINTI SETTECENTESCHI CUSTODITI AL SUO ITERNO

All'interno, sono di grande interesse le tele del settecento attribuite, dopo lunghe controversie, a Simone Brentana ed altre, sempre del XVIII secolo, attribuite ad esempio ad Angelo Trevisani e Ludovico Dorigny